Percorso
…aggregazione di bottoni “Percorso” selezionata a “XXI TRIENNALE international exhibition – Design after Design” Call Over 35 ed esposta nel 2016 al Palazzo della Triennale di Milano…
concept:
Raccontarsi, raccontare un percorso.
Tassellare, comporre i tasselli di questo percorso.
Aggregare, mettere assieme stati d’animo, idee, immagini, differenti prospettive, colori, musiche, percezioni, istinti, forme, trame di storie.
In queste modalità ritrovo il tentativo di tenere legate cose diverse, i bottoni diventano i miei strumenti di traduzione.
Mi è sempre piaciuto immaginare che i miei lavori siano intrecci non solo di semplici oggetti, ma di elementi che hanno il senso di qualcosa di ritrovato e che sono in grado di caricarsi affettivamente di ricordi e vecchie storie.
Questo mio percorso è la mia ricerca di costruzione di un’identità, è la mia necessità di espressione, è la mia prospettiva di un’artigianalità con occhi diversi.
Progettazione e realizzazione sono affidati a processi totalmente manuali, scelgo materiali e li decontestualizzo dalla loro originale funzionalità, provo ad usare un linguaggio che racconti un vissuto contemporaneo ma che attinge a storie passate che sono riuscite a meravigliarmi, una particolare esperienza, un dettaglio, una sfumatura.
Cerco quasi di riequilibrare dei valori che legano passato, presente e futuro, di creare un qualcosa che possa restare e che non sia consumato in un lasso di tempo fugace.
La mia scelta, forse uno stile di vita, è nata anni fa da una mia personale esigenza di arricchire il mio corpo dandogli un significato, non nel solo valore estetico, ma rendendolo partecipe di una narrazione, un decondizionato equilibrio del corpo stesso.
Un po’ per necessità, un po’ perché il termine gioiello lo trovo più riconducibile ai materiali preziosi e la parola bigiotteria mi è sempre sembrata di accezione troppo vasta, ho cercato una mia definizione: aggregazioni indossabili di bottoni.
“Sono sovvertite le tradizionali funzioni e forme del gioiello, la materia è direttamente espressiva e diviene luogo di sperimentazione. La tecnica tradizionale può essere rifiutata a favore di rinnovate metodologie che possono ormai includere qualsiasi elemento, linguaggio e dispositivo, espressioni di un’irresistibile tendenza a non identificarsi più con un oggetto ma con un’esperienza, una personalizzazione. Il gioiello contemporaneo non rappresenta uno stato sociale, non è opulento, bensì si plasma sulla propria personalità, individualità e stile di vita, strumento di comunicazione non verbale, si pone come una narrazione silenziosa che insieme all’abbigliamento, ai gesti, alla postura o al volto contribuisce a parlare di sé. Non si può restringere la sua funzione esclusivamente ad abbellimento, compiacimento estetico o mera decorazione, il gioiello sul vestito non regna solo perché è prezioso in sé, ma perché concorre in maniera decisiva a renderlo significante” di Sonia Patrizia Catena da “Frammenti sul Gioiello Contemporaneo” Deleyva Editore.
“…il bijou scandisce un percorso storico…rappresenta una forma di espressività e di ricchezze interpretative forse più ampie di quelle del gioiello; riflette pienamente lo specchio della società alla quale appartiene. Da un punto di vista sociologico ha un legame inscindibile con il proprio tempo…Se il Novecento è stato definito il secolo breve per la ricca varietà di cambiamenti, conquiste, scoperte, m anche grandi crisi socio-economiche e naturali, il terzo millennio non può dirsi diverso, forse maggiormente accelerato dall’incedere delle innovazioni tecnologiche di segno digitale, che hanno impresso alle nostre vite scarti repentini e spesso difficili da assorbire con la necessaria gradualità. Così, in una condizione non molto diversa da quella identificata nei primi del Novecento, ci troviamo ad analizzare l’evolversi di una nuova strategia dell’ornamento per il corpo, sebbene i caratteri di diversità…sono condizionati dalla sedimentazione delle esperienze storiche incastonate tra l’esperienza del bijou del Novecento e quello del nostro tempo…” di Claudio Franchi da “thisisbijou! L’ultima frontiera dei giacimenti culturali dell’ornamento per il corpo” Edizioni Forme Libere.
“…disegnare modelli vuol dire raccontare una storia. Oggi ho passato la mattinata a letto a leggere dell’arte cinese, cercando di capire attraverso i loro oggetti come pensavano e come interpretavano il mondo…quella che voglio raccontare è una storia di moda, di attivismo, di vita. Non è una copia. Non può starci tutto quello che sono. E’ ispirata da qualcosa. Crei qualcosa quando sei ispirato: come quando fai un gran respiro, ed eccola qui…Per conferire l’idea universale di Vivienne (non che io sia sicura di volerlo fare o che qualcuno lo possa fare) devi trovare i riferimenti, le idee provenienti dal passato e gli obiettivi per il futuro…E’ così che crei abiti senza tempo. Il peso. L’idea che ci sia qualcosa a cui fare riferimento. Come una specie di nostalgia. Come il fatto di sapere che hai sempre amato Parigi. Una sorta di nostalgia di qualcosa che conosci già. Quando la vedi, la riconosci. E’ qualcosa che capisco, che riconosco…” di Vivienne Westwood e Ian Kelly da “Vivienne Westwood” Casa Editrice Odoya.
anno 2016