La mia esperienza sul Cammino di Santiago…ultima parte
Ultima parte
Andando verso la stazione penso che mi piacerebbe stare sola per due giorni, a riflettere ancora di più su tutto ciò che è successo in questo mese, ma la cosa sarà davvero impossibile. Ad aspettare il bus ritrovo Riccardo, Desi e Liz, durante il tragitto conosco Cesare che sta finendo di costruire la sua casa a Finisterre. Arriviamo, mi dirigo verso l’Albergue della giunta ma è domenica ed è chiuso, Cesare ci coinvolge tutti e ci porta con lui nell’albergue di un amico.
Lasciamo gli zaini e ci incamminiamo subito verso il faro di Cabo Fisterra, la strada un po’ in salita ci riscalda, la giornata è grigia e fresca. L’oceano ha un impatto energico, vigoroso, ci accoglie il cippo del km zero e poco più in là le scogliere il punto considerato più a ovest di tutta l’Europa, la fine della terra. Soffro un po’ di vertigini ma ci avventuriamo negli scogli appena più in basso, lascio qui un paio dei miei calzini ormai consunti e mentre sto risalendo accade qualcosa di magico. Trovo un bottone grigio. Ci sono cose difficili da spiegare a parole, cose che qui nel cammino accadono e le comprendi solo vivendole, non hanno una causa-effetto, la bellezza sta nel godere di questi sincronismi. Ho camminato per 800 km pesando che mi sarebbe piaciuto trovare un bottone per terra nel mio cammino, mi succede spesso quando sono in giro, ma a Santiago avevo archiviato questo desiderio, avevo pur gioito della compagnia di molti adesivi azzurri. Poi arrivo nella parte più estrema sugli scogli che più in là non posso andare e trovo il bottone. La felicità sta davvero in qualcosa di molto semplice, potrei intitolare questo attimo “la perfetta fine” sottotitolandolo “chiudere cerchi”. Ringrazio e racconto all’oceano questa mia storia.
Ritorniamo verso il centro, abbiamo appuntamento con Cesare e altri a pranzo in un ristornate di un suo amico, siamo una bella tavolata, ci si scambia un sacco di storie, io racconto del mio progetto “Aggregare ricordi” per cui sto chiedendo un bottone a chi incontro nella mia vita. Cesare mi consegna 1 bottone e mezzo staccandoli dalle tascone dei sui pantaloni. Il pomeriggio sarà di relax, visito il porticciolo e la spiaggia dove raccolgo una capasanta e un’altra mezza, sono assai compiaciuta, mi raccontano che trovare mezza capasanta è il buon augurio di ritornare in questi luoghi a cercare l’altra metà, sorrido, sembra tutto un incastro perfetto. Porto con me anche dei galleggianti bianchi e blu di reti da pesca spiaggiati.
La sera esco da sola a cena, saluto gli altri dicendo che voglio concedermi una serata meditativa solo per me. Scelgo uno dei ristorantini che si affacciano sul piccolo porto e cerco un tavolo da cui posso guardare l’oceano. Sto decidendo cosa ordinare e mi si presenta davanti la francese Claudia, ci scambiamo un fortissimo abbraccio, non l’avevo vista a Santiago e mi fa piacere ritrovarla qua. Non riesco a rifiutare la sua richiesta di aggiungersi al mio tavolo, sorrido tra me e me, non riesco a stare da sola, si vede che non è il momento. Brindiamo con vino tinto e non smettiamo un secondo di parlare delle nostre storie.
La mattina Carlos mi avvisa che sta arrivando, vado a raggiungerlo alla fermata del bus e lo accompagno all’albergue dove siamo tutti. Anche Csaba ci informa che tra un po’ di ore giungerà a piedi a Finisterre, intanto io e Carlos ci dirigiamo subito verso il faro. C’è fortunatamente uno spiraglio di sole in un cielo pienissimo di nuvole, respiriamo la delizia finale di questo lungo “viaggio”. Ritorniamo in centro e alla spiaggia, poi a pranzo nel porticciolo. E’ ora per me di prendere il bus per Santiago, non riusciamo a smettere di abbracciarci e piangere. Speravo di riuscire a rivedere per un attimo anche Csaba, avanzavamo un abbraccio, ma il bus parte. Dopo 10 minuti dalla partenza mi arriva uno scatto di loro due e l’oceano. Sono 3 ore di bus piene zeppe di pensieri, per la mente mi passano immagini infinite dei momenti vissuti. Arrivata a Santiago è già sera e mi dirigo verso il Seminario Menor a cercare un letto, ho il numero 3038. Lascio lì lo zaino e me ne torno per un’ultima volta in piazza do Obradorio.
Rivedo Marga e Desi per un’ultima birra, poi me ne vado a dormire, ho un aereo da prendere prestissimo domani.
P.S. Dopo più di tre anni e mezzo sono ancora tantissimi i contatti che tengo con alcune delle persone che ho incontrato, via telefono, via mail, via social, con qualcuno mi sono rivista qui in Italia, Roberta e poi Adriano che è venuto a trovarmi durante un evento di lavoro. E molte sono le foto che mi sono arrivate nei giorni seguenti al mio ritorno a casa.
E poi è successa una cosa che mi ha fatto rivivere ancora una volta la magia del Cammino. A Natale 2019 ero a Vienna per qualche giorno con il mio compagno. Uscendo da una fermata della metro da una doppia scala mobile in salita, giro lo sguardo e penso di avere le traveggole, guardo in su, ma poi mi rigiro, guardo in su, mi rigiro, era Csaba, urlo il suo nome, ci lanciamo in un lunghissimo abbraccio, l’abbraccio che avanzavamo da Finisterre.