La mia esperienza sul Cammino di Santiago…parte 10
Parte 10
Riparto con gran calma e assai riposata, sono molto più tranquilla e l’irritazione sul mio corpo è quasi del tutto sparita. Una fontana mi indica il paradiso, l’adesivo a bottone azzurro sul palo di un semaforo mi regala subito entusiasmo, le architetture dei paesini che si oltrepassano sono davvero poetiche, tutto attorno imprime l’idea di condurti alla meta. Incontro un sacco di pellegrini, faccio fatica a rintracciare volti conosciuti, ma quando incrocio lo sguardo di Daniela ci corriamo incontro reciprocamente per un lungo abbraccio, c’è una bella intesa tra di noi. Raggiungiamo Melide assieme, visitiamo un po’ il centro, lei vuole continuare, io invece prendo la decisione di restare qui per la notte. Anche qui c’è l’Albergue della Giunta della Galizia, sono un po’ standard come impatto ma è pulitissimo e nuovo, e si può dormire con 6€, ho il letto n°62. Conosco Marga ha un entusiasmo alle stelle, mi dice che ogni anno percorre gli ultimi 100km, si è pure fatta fare una maglietta mi indica il suo nome sulla schiena, è in visibile sovrappeso e ammiro notevolmente la sua forza di volontà e la sua felicità nel percorrere 10 km al giorno. Faccio lunghi discorsi con il giapponese Alberto e con un tedesco che è da 6 anni che gira il mondo a piedi, ci racconta che quando è andato in pensione ha venduto casa e ha iniziato a camminare di continuo.
Esco a fare un po’ di spesa per la cena e per domani, la serata è piacevole, continuano le storie avvincenti nella cucina condivisa dell’albergue. Scelgo poi di inviare una mail per prenotare due notti a Santiago, visto la gran affluenza di pellegrini, al mio arrivo non vorrei girare a vuoto per ore in cerca di un albergue in città.
Alla partenza di mattina ho addosso una stanchezza infinita, non capisco se la mia mente ha comunicato al mio corpo che l’arrivo è imminente e quest’ultimo mi ha abbandonata. Fatico tantissimo, un ko fisico così non l’ho mai percepito dall’inizio di questa avventura, ma piano piano proseguo. Il percorso non aiuta, è tutta una salita e una discesa. Ferma ad ammirare il bar all’aperto stracolmo di bottiglie di birra finite incastrate ovunque nel muretto e negli alberi, incontro la coreana Suk. Mi dice subito che è qui con il marito che ieri ha compiuto 70 anni, il cammino è stato il regalo per lui, ma non l’ha apprezzato come lei avrebbe voluto, è simpaticissima e appassionante, ha 66 anni e ha già deciso che camminerà sola i cammini in futuro, voglio invecchiare come lei! Percorriamo assieme molti km, mangiando frutta secca e mele che la stagione regala negli alberi lungo i sentieri. Ritrovo poi Miguel, ci fermiamo per una sosta e scopriamo che abbiamo prenotato lo stesso albergue per la notte, si trova ad A Brea che dista circa 30 km da Santiago. Piano piano lo raggiungiamo e facciamo subito gruppo nel giardino dell’albergue, si sono aggiunte a noi anche Laura e Desi, Bret e Chalin due americane con cui avevo cenato qualche sera prima. Miguel è un personal trainer e mi vede abbastanza distrutta, si offre per un massaggio in cambio di una birra, mi dice che i miei muscoli avrebbero bisogno di una lunga sosta, gli rispondo che lo farò tra due giorni. Ordiniamo la cena da asporto e condividiamo tutto nel bel salotto dei deliziosi proprietari, che nella loro casa hanno aperto delle stanze per l’accoglienza ai pellegrini.
La notte la passo in dormiveglia, scorro già mentalmente la lista di amici che vorrei riabbracciare a Santiago, i tanti tasselli di umanità che assieme sono diventati una stratosferica ed indescrivibile esperienza. Ho i brividi, provo ad immaginare l’arrivo, chissà cosa mi attende, la mia testa cerca di mettere insieme tutti gli attimi di questo viaggio.
La mattina ci incamminiamo in gruppo, non sono mai partita così tardi, sono le 8.00 e mi stupisco di me stessa per aver aspettato tutti, c’è una leggera nebbia che ci accompagna per un po’. I dialoghi in spagnolo e inglese in contemporanea mi distraggono da tutti i pensieri che corrono nella mia mente molto più velocemente dei miei piedi. Ho ricordi vaghi di queste ore, di paesaggi, natura e asfalto, folle di pellegrini, perdiamo le ragazze per strada e al Monte do Gozo arriviamo solo io e Miguel. La collina si presenta in modo assai pessimo, sfigurata da monumenti e da un albergue orrendo che sembra un centro commerciale, toglie molta della bellezza emotiva e mistica nel vedere Santiago per la prima volta, in più siamo attorniati da centinaia di persone. Nonostante tutto ciò il profilo della città è già un gran colpo al cuore, ho sentimenti irrefrenabili, la mente è in viaggio in un’altra dimensione. Abbraccio Miguel, ci facciamo un po’ di foto e poi ripartiamo. Sembra un soffio giungere in centro, invece i km da percorrere sono ancora un po’. Il cartello d’entrata alla città porge un’altra vibrazione, il giungere alla città vecchia l’ennesima…sono il concentrato di un mix di sensazioni incredibili, che probabilmente nella loro totalità possono descrivere questa folle esperienza! Attraversiamo l’Arco del Palacio, mettiamo piede in piazza do Obradoiro e il giungere alla vista della Cattedrale mi dona e illumina di una reale e lucida consapevolezza: ce l’ho fatta! E questo è una botta di autostima che non ho mai vissuto prima, ce l’ho fatta, io, sola, con le mie gambe, io, sola, con tutto quello che mi serviva sulle spalle, sono piena zeppa di gratitudine come non ho mai provato prima.
Abbraccio Miguel e dopo un lungo attimo in adorazione alla Cattedrale, seppur parzialmente coperta dai lavori in corso, setaccio visivamente tutta la piazza, per il momento non vedo nessun volto conosciuto. Passiamo un tempo indefinito seduti a terra in piazza, poi ci diamo appuntamento a più tardi di nuovo qui e decido di andare a mettere giù lo zaino in albergue. L’ho scelto non solo per la vicinanza alla Cattedrale, ma anche per il nome, The Last Stamp, mi sembrava ironico visto il mio maniacale e compulsivo vizio di raccogliere timbri. Mi assegnano il letto n°204. Ho preferito prendere la decisione di restare due notti qui in Santiago che continuare a camminare fino a Finisterre, con tempi tiratissimi ce l’avrei fatta, ma il mio fisico reclama pietà e soprattutto voglio riabbracciare più amici possibili.
Faccio una veloce doccia e mentre sto uscendo mi arriva un messaggio di mia madre che mi fa scoppiare a piangere. Prendo e porto con me diario e penna, scendendo le scale per la prima volta dopo un mese vedo la mia figura intera riflessa allo specchio, mi sono asciugata molto, sono felice anche di ciò. Vado verso la piazza e trovo Luca e Lorenzo, Suk e marito, arrivata è un tripudio di abbracci e lacrime di gioia, Daniela, Michele con la moglie che l’ha raggiunto per fargli una sorpresa, Evaristo, Adriano, Roland, Rosa, Marcus, William, Olaf e compagna, Laura, Desi, Bekky, Vitaly, Cags, Nikolai e finalmente Benedetta e Mariella, e tantissimi altri, scrivo un elenco lunghissimo di nomi nel mio diario e poi pubblico in facebook una foto di me con le braccia al cielo, solo poche parole: ce l’ho fatta, 800km in 30 giorni! Miguel arriva con un regalo per me, un sacchettino pieno di bottoni che ha trovato in una merceria qui di Santiago, sono carica di gioia, Benedetta e Mariella mi fanno vedere il cartello che mi hanno lasciato per strada con disegnato un bottone e che io caspita mi son persa. Scambiamo numeri di telefono, indirizzi e-mail, scrivo nomi di paesi, voglio tenere qualsiasi traccia possibile per ricordarmi le fantastiche storie che ho ascoltato da queste persone con cui ho condiviso pezzi di cammino.
Più tardi andiamo in gruppo alla messa in Cattedrale, che è straripante di persone, cerco altre conoscenze, ci sono altri abbracci. E qui abbiamo la fortuna di assistere allo spettacolo del Botafumeiro, l’incensiere che viene fatto dondolare da un estremo all’altro delle navate. Poi scambiamo qualche brindisi, ritorniamo in piazza e dopo un po’ me ne vado a dormire, sono stanchissima ma pervasa da una gioia assurda.
La mattina mi avvio verso l’Oficina del peregrino per ritirare la Compostela, la pergamena che certifica l’avvenuto pellegrinaggio. C’è una coda lunghissima, mi dicono circa 2/3 ore di attesa, mi metto in fila, ma poi vengo rapita da Miguel, Laura, Desi e Hanna e la fila si accorcia di un bel po’. La ragazza alla consegna mi fa i complimenti, ho due credenziali piene zeppe di timbri, sorrido soddisfatta tra me e me.
Ritorniamo in piazza e in quell’istante arriva Tom, mi corre incontro, mi abbraccia e inizia un pianto singhiozzante, si scusa con me, piange, si scusa, lo abbraccio, ci facciamo un sacco di foto con le braccia al cielo. E riabbraccio anche Carlos, con lui e Daniela facciamo riti mangiando mele raccolte arrivando. Ce ne stiamo seduti lì a terra per ore, rivedo Simona, Barry, Josè e tanti altri, ritorno a messa a mezzogiorno, vedo di nuovo il Botafumeiro volante. Anche il pomeriggio lo passo in piazza, tranne un giro in centro città, le sera ritorno in chiesa un attimo a vedere se trovo qualcun altro, poi brindisi vari e cena in compagnia. Vado in albergue, preparo lo zaino visto che la mattina dopo partirò prestissimo per Finisterre. In bus.