La mia esperienza sul Cammino di Santiago…parte 5
Parte 5
Riparto sola la mattina, camminando attacco discorso con altri pellegrini. Dopo poco arrivo ad una chiesetta a Rabe de las Calzadas, appoggio lo zaino fuori ed entro. All’interno una suora regala medagliette della Madonna, mi siedo un po’ lontano da lei, mi chiedo dentro di me se è giusto accettarla, io non sono credente. In un istante arriva uno spagnolo e va dalla suora a prendere la medaglietta, mi guarda e mi parla, mi dice che camminando sta leggendo un piccolo libro dove c’è scritto che se qualcuno ti offre qualcosa sul cammino tu non puoi rifiutare. Ho la mia risposta, vado dalla suora l’abbraccio e scoppio a piangere come una bambina, mi mette la medaglietta al collo con la sua benedizione. Mi chiedo come possa essere successo questo, ma non arrivo a nessuna risposta logica, penso solo che il chiedi e ti sarà dato nel cammino è assai potente!
Uscita dal paesino si apre un nuovo ambiente, sono negli altipiani delle Mesetas, a strappi ritrovo Mariella e Benedetta, ma sembra che ci sia bisogno di stare sole. E di certo il paesaggio vuoto aiuta sicuramente l’introspezione, ci diamo appuntamento ad Hontanas. Il paese giunge quasi come un miraggio, l’occhio non riesce a scorgerlo fino all’ultimo, si apre in una discesa. Tutto ha il colore naturale della terra chiara, il tramonto è di una bellezza infinita.
Partiamo assieme, ci aspetta una tappa parecchio monotona, la natura è severa e l’occhio sembra perdersi all’infinito, non c’è un albero. All’Eremita di San Nicolas facciamo una sosta, in tutto il Cammino è l’unica accoglienza gestita da italiani, dalla Confraternita che mi ha inviato la credenziale. E’ mattina e conosciamo gli italiani hospitaleri di questo posto favoloso, non capisco perché ma fanno i simpatici in malo modo e ciò non mi piace, con Benedetta e Mariella ci intendiamo subito con gli sguardi, ci alziamo e andiamo via. Fa veramente caldo, non c’è una nuvola in cielo, è fine settembre ma c’è un sole battente, ci concediamo un pranzo vegano in un paesino un po’ dopo in un ristorante pieno di colore. Trovo un altro adesivo a bottone in un cartello, ha la scritta love life appena sopra, cerco interpretazioni camminando in questo deserto.
Giungiamo all’albergue dove Benedetta ha prenotato, è strapieno, la piscina del giardino ha attirato un sacco di pellegrini, ma è impraticabile o almeno l’acqua ha un colore non invitante. Ritrovo però qui un sacco di volti conosciuti, Laura, Hannah che a Granon mi ha regalato un bottone, Csaba, Vincent da Taiwan, Marcus australiano, Riccardo e tanti altri.
La mattina dopo sono seduta appena fuori dall’albergue e sto aspettanto le ragazze, che non arrivano. Mi iniziano pensieri inutili, mi alzo e parto, ho deciso che non voglio avere condizionamenti in questo andare, voglio più libertà possibile. Si cammina vicino al Canal della Castilla, accanto al sentiero trovo un ramo che diventa il mio bordone, il bastone del pellegrino, mi distraggo per ore spelandolo con un sasso appuntito. Entro a Carrion de los Condes con Tom dal Giappone, il cartello del paese mi accoglie con un altro bottone azzurro. Tra i tanti albergue disponibili cerco quello del Monastero di Santa Clara, in realtà solo per il nome, in tanti continuano a chiamarmi Clara. Mi accoglie un divertente omino che recita poeticamente le spiegazioni dell’accoglienza, con saltino finale. Per assegnare il letto mi consegna un foglietto rosa tutto strappato con il numero 1, lo incollo nel mio diario, sono in una cameretta con altre due italiane. Il luogo è veramente suggestivo, mi riposo nel chiostro del monastero. Dopo un po’ arriva anche Carlos, ci concediamo una cena in ristorante, parliamo un sacco di musica, non riesco ad ascoltarla mentre cammino e un po’ mi manca. Non ci accorgiamo che abbiamo fatto tardissimo, sono quasi le 23.00, corriamo al monastero convinti che l’omino ci abbia chiusi fuori, ma fortunatamente non è così.