La mia esperienza sul Cammino di Santiago…parte 3

Parte 3

L’alba il giorno dopo ha dei colori favolosi, dal giallo, all’arancio, al viola. I paesi e i luoghi che si attraversano sono pieni di fascino. E poi accade che in un cartello del cammino blu con la concha gialla, la conchiglia simbolo del pellegrino, trovo un altro adesivo sempre azzurro quasi uguale a quello del primo giorno. Mi fermo fotografo, studio la situazione, riaccendo la linea internet nel cellulare, ho solo le chiamate attive sul telefono, non voglio avere nessun disturbo tecnologico, a casa sanno che se ci sono urgenze devono chiamarmi, e provo a cercare se esiste qualche info su questo bottone, niente, riprenderò le ricerche anche una volta rientrata a casa, ma nulla. Me ne sto un po’ tra i miei pensieri e poi riparto. Attraverso resti di antiche strade e ponti romani, arrivo a Estella e mi dirigo verso l’albergue municipale. Ritrovo un sacco di volti conosciuti, naturalmente anche Jesus, a cena siamo una gran tavolata. Ognuno ha preparato qualcosa e si condivide, io lo faccio con quello che posso, ho un po’ di vincoli con il cibo, alcuni imposti e alcuni voluti, ho una forte intolleranza al lattosio e sono vegetariana. Vorrei cucinare la gran parte dei miei pasti nei giorni a seguire, o almeno quando potrò, ma non metto vincoli nemmeno a questo.
Il mio collo è leggermente indolenzito, a cena c’è Enrique un fisioterapista e si offre per un massaggio che si rivela stupefacente. Penso che è il mio 4° giorno di cammino e il mio corpo fisicamente si sta difendendo bene, non dà il minimo segno di cedimento, sorrido, sono soddisfatta!

Alla mattina inizio a camminare con Simona ed è ancora scuro quando ci imbattiamo nella fonte del vino del Monastero di Iraque, ma questo non ci scoraggia ad assaggiare il vino tinto che esce dalla fontana. Non è il massimo come qualità ma ci rallegra sicuramente la mattinata. Camminando incontro altri pellegrini, facciamo gruppo e anche loro come me vorrebbero fare un po’ più km nella tappa, oggi le mie gambe vanno. Tutti assieme prenotiamo un albergue a Torres del Rio.
Ormai ho trovato i miei ritmi, la cadenza dei miei passi, ogni tanto rallento o la misuro in base a quella di altri pellegrini, mi prendo i miei tempi mentre cammino, mi ascolto nel bisogno di nutrirmi senza nessuna imposizione di orari, mi concedo un bel po’ di riposo distesa quando arrivo agli albergue. Partendo presto alla mattina 6.30/7.00, di solito smetto di camminare nel primo pomeriggio, ho del tempo per rilassarmi, scrivo un diario quotidiano in cui appunto i fatti che mi hanno meravigliato, gli incontri che mi hanno sorpreso e non so perché annoto tutti i numeri dei letti o delle stanze nelle quali dormo, se hanno un numero.
Esco in paese, è molto piccolo ma c’è una struttura architettonica di cui mi hanno parlato e che voglio visitare, è la chiesa del Santo Sepolcro a forma ottagonale, dicono forse costruita dai Templari. Ma quello che mi stupisce è che dalla chiesa arriva un canto, entro e una pellegrina è assorta in un canto delicatissimo, sembra lo stia facendo solo per sé, senza rendersi conto di altri che sono all’interno di questo piccolo spazio, ho i brividi e mi scendono le lacrime, ho imparato a non dare imposizioni nemmeno alla mia emotività durante il cammino.
La mattina si riparte tutti assieme, io, Raffa, Pedro e Sidor, ma presto ci dileguiamo ognuno nel proprio andamento. Sono cambiati i panorami, diventa quasi continua la presenza dei vigneti e sono nella stagione giusta, appena prima della vendemmia, le viti sono piene di uva.
Sarà una giornata di nuovi incontri e primi addii consapevoli. Camminando incrocio Carlos, ha un regalo per me, ha intrecciato fili d’erba attorno ad un sasso dove ha disegnato 4 puntini e ha creato un bottone da appendere alla mia mochila, lo zaino in spagnolo. Mi commuovo e ci ritroviamo a inventare la storia di questo bottone che arriva dal neolitico e viaggia nel tempo e in tanti paesi, i nostri dialoghi sono così, non mi stupisco anzi ha un grande fascino far volare la mente in fantasie assurde. Lo saluto e dopo un po’ inizio a chiacchierare con Brena in un mix di lingue folli, lei è una berlinese, mi dice subito che cammina come regalo di compleanno, i suoi amici hanno fatto una colletta per regalarle il suo sogno da una vita. Le rispondo che più o meno sono anch’io in cammino per la stessa motivazione, farò 40 anni a breve. Sorride, mi guarda, ci abbracciamo, lei di anni ne farà 80. Ha un passo velocissimo e un entusiasmo invidiabile, vuole provare a parlarmi in italiano e ha una piccola fotocamera compatta con cui fotografa solo le forme della natura che le richiamano qualcosa, lo fa con un albero che le sembra un orso. Attorno a noi si forma un gruppo, mi fermo a rubare un po’ d’uva e perdo tutti. All’albergue municipale di Logrono ci si rincontra tutti e la tavolata serale si allarga ancora, lingue, nazionalità, età, le distinzioni non hanno ormai più rilevanza, siamo solo pellegrini.
Abbraccio Jesus per l’ultima volta, il suo cammino per ora termina qui.

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