La mia esperienza sul Cammino di Santiago…parte 2

Parte 2

Parto da Zubiri con i rintocchi del campanile, sono le 7.00 c’è ancora un po’ di luna e un’infinità di stelle in cielo. La sera prima ho conosciuto molti altri pellegrini e penso di essere atterrata in una nuova dimensione, mi piace assai, qui si pensa solo a vivere gli attimi. Sono ritornata a priorità basiche e concrete, camminare, mangiare, bere, cercare un letto per la notte, mi sembra strano ma è come se alcuni miei pensieri se ne siano rimasti a casa.

C’è molto scuro ancora, non ho con me una torcia, non ci ho pensato a portarla, quella del telefono mi aiuta, ma poco dopo i miei occhi si abituano a guardare dove mettere i piedi. É il secondo giorno di cammino e mi godo la prima alba, il giorno prima pioveva ma ora è sereno, mi luccicano gli occhi, ne vedrò quasi 30 di albe, circa tutti i giorni. Più o meno in tutti gli albergue c’è la regola di fare silenzio presto e molti alle 22.00 chiudono le porte, se sei fuori resti fuori. Si va a dormire presto, anche perché i km percorsi si fanno sentire fisicamente e la mattina parto di buonora perché non riesco a stare a letto tantissimo.
Decido già da subito che l’arrivo della tappa sarà Pamplona, non sono tantissimi km e ho così il tempo per visitare la città. Mi sembra che tutti i pellegrini visti a Roncisvalle si siano dileguati nel nulla, ne incrocio molti certo, ma non tanti come lì. Tra gli incontri della giornata c’è Carlos, facciamo un po’ di strada assieme, lui ha tra le mani dei fili di fieno e li sta intrecciando. Gli racconto che io annodo fili per lavoro, ai miei bottoni e creo collane, iniziamo un dialogo che si svolge in un altro pianeta. Stiamo parlando e improvvisando storie in altre dimensioni, di chissà chi e chissà cosa, dopo un po’ me ne rendo conto, ma mi sembra tutto assolutamente normale, mi sembra molto più strano che io l’abbia fatto con il mio inglese sgangherato. Dopo un po’ si scusa e mi dice che vorrebbe continuare a camminare da solo, che la sua scelta per il suo cammino è questa, apprezzo e gli dico che lo sto facendo per non aver condizionamenti perciò lo capisco totalmente. Carlos da Bogotà lo ritroverò quasi tutti i giorni.
Arrivo a Pamplona e mi avvio verso l’albergue municipale, aspettando che apra conosco Simona, rivedo Jesus e il suo amico, dico di si a tutti gli inviti per tapas e vino, scopro così il vino tinto spagnolo. Girando per il centro mi imbatto anche in Giuseppe che è in viaggio in bus per il nord della Spagna alla scoperta delle tapas, lui mi terrà poi informata sui suoi tanti giri enogastronomici. Ritorno in albergue e mi aspetta un altro bicchiere di vino con Roberto un messicano, che non rivedrò più perché sta facendo il cammino in bicicletta.

Dormo divinamente, credo grazie al vino, ma anche al mio fisico stanco.

Esco da Pamplona e i paesaggi si aprono nonostante il buio. Questa di oggi sarà una tappa un po’ più impegnativa, ci sarà il primo serio dislivello, l’Alto del Perdon. All’alba intravvedo la salita al monte. “Dove si incrocia il cammino del vento con quello delle stelle” nella cima mi accoglie il monumento al pellegrino e molte pale eoliche. La discesa è parecchio ripida e difficile, ho i primi dolori alle ginocchia. Ma continuo a chiacchierare con tanti pellegrini. Tutti salutano con un hola o un buen camino, ci si scambia sorrisi e buonumore.

Giungo a Puente de la Reina e decido di fermarmi qui, stabilisco con me stessa di non impormi vincoli e di deliberare quello che mi va di fare al momento senza nessun obbligo. Se sono stanca o se voglio continuare a camminare, se voglio mangiare o no, lo deciderò andando. All’albergue dei Padri Reparadores ritrovo Jesus, sincronismi vorranno che lui camminerà fino a Logrono e per tutte le sere ci rincontreremo negli stessi albergue a dormire, ogni giorno mi ricorderà che di ciò lui è molto felice, ha davvero una gran positività in un corpo di 1,60mt.
Vado alla ricerca di un supermercato, ne trovo uno assurdo, un luogo inverosimile. Quasi tutti gli albergue sono dotati di cucine dall’uso comune e tavolate dove si mangia tutti assieme, questo aspetto mi piace molto, è occasione per conoscere altri pellegrini. A cena si intrecciano dialoghi in un sacco di lingue, ognuno ha la sua storia, ognuno ha la sua forte prospettiva, ognuno il suo andare e ogni cosa attorno ha la pazzesca forma dell’inaspettato. Il sonno arriva assai lieto.

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